Walking on Sunshine

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    Ho attraversato gli oceani del tempo per trovarti

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    Colleen pensava davvero che fosse strano.
    Oscar non si comportava mai male con lei, certo c'era anche da dire, che lei non aveva fatto molto in casa. Oggi, però, il ragazzo aveva esagerato. Certo lei aveva mangiato il suo burro di arachidi, ma sembrava quasi, che avesse scatenato una rivoluzione. Una specie di guerra. Aveva scatenato, il lato isterico di Oscar... un lato che, lui stesso, celava al resto del mondo. Quando diventava così, le sue movenze diventano ancora più femminili. Agitava le braccia in aria come un ossesso, camminava in tondo e sbraitava... iniziando a lamentarsi di ogni cosa.
    Quindi Colleen aveva preso alcune cose con sé, cercato riparo da qualche parte. In quei frangenti, Oscar sembrava perfino più femminile di lei, anche se la ragazza sapeva che era femminile... lui la batteva sempre! Ci mancava anche poco, che lui le rubasse i vestiti... Non temeva una cosa simile, ma sarebbe sempre potuto succedere. " Chissà come sarebbe... come apparirebbe vestendosi in quel modo? Non che sarebbe buffo eh! Ma con la testa che aveva... " pensò Colleen ridendo sotto i baffi e guardandosi intorno, mentre entrava nel parco... anzi un parco. Aveva camminato così tanto, che non sapeva nemmeno dove fosse.
    Per uscire, non si era nemmeno vestita come si deve. Un po' leggera per passeggiare, ma adesso.. adesso ne subiva lo scotto... faceva un po' freddo.






















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    Avevo 28 anni, ero ancora giovane, dopotutto. Eppure me ne sentivo almeno il doppio. Quando sei appena maggiorenne e decidi di prenderti la responsabilità di badare, crescere e provvedere a due adolescenti non pensi a come sarà. Hai un'idea illusoria di ciò che sarà. E' sempre andato tutto bene, perchè dovrebbe cambiare qualcosa?
    Lux era sempre stata un angelo, non c'era mai un problema con lei. Cora... lei mi mandava ai matti. Era pazza quella ragazza e lo dicevo in modo affettivo. Era sempre stata una ragazza chiusa, ribelle e difficile. Non era come con Lux: non potevi chiedere a Cora di rispettare un orario di coprifuoco, di sedersi al tavolo da pranzo per parlare di qualcosa. A volte non riuscivo a capire cosa diavolo le passasse per la testa e senza di Lux non so come avrei fatto. Lei è l'unica che riesce ad ammorbidire sua sorella.
    Nonostante i miei 28 anni non avevo mai tempo libero o un momento per me. I giorni in cui non ero all'officina c'era qualcosa da fare a casa o con le ragazze. Non mettevo mani alla mia auto da settimane ormai e stavo impazzendo.
    Avevo deciso di andare al parco per non vedere sempre le solite pareti di casa o dell'officina. Ero uscito senza meta, in realtà. L'unica cosa che mi ero proposto era quello di stare all'aria aperta per un po', magari fare una passeggiata.
    Avevo indossato una maglietta a maniche corte e una giacca di pelle con un vecchio paio di jeans. Le ragazze pensavano che avessi buttato quei jeans. Li avevo dovuti nascondere nel garage, nella cassetta degli attrezzi. Erano i miei jeans preferiti e non li avrei mai buttati via. Però non puoi nemmeno averla vinta con due ventunenni contro.
    C'erano tante cose che avevo imparato sulle ragazze, forse per questo non avevo una ragazza dai tempi del liceo. Non che ci tenessi particolarmente. Mi sarebbe piaciuto, ma avevo già tante cose a cui pensare. Come ad esempio quella di cambiare il vetro della finestra in camera di Cora.
    La sera prima aveva dimenticato le chiavi di casa e, ovviamente, aveva pensato bene di rompere il vetro della sua finestra per rientrare in casa. Non aveva senso stare a discutere con lei.
    Stavo quindi uscendo dal parco con questo pensiero, quando incontrai, o meglio scontrai, una ragazza. Sembravamo entrambi sovrapensiero e per questo probabilmente ci eravamo scontrati.
    Scusami tanto, non volevo venirti addosso. Ti sei fatta male?
    Le domandai. Ero un uomo grosso e muscoloso. Lei una ragazza piccola e minuta.
    JB Sunfield
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    Pensare al proprio amico gay non era mai un bene.. o meglio a volte lo era, ma di certo, non quando la ragazza era da sola, in un parco... dove tutto poteva succedere... ma Oscar. Lui. Faceva davvero così ridere. Non faceva nemmeno nulla per far ridere il prossimo... perfino un arrabbiatura, provocava risate. Almeno da parte della ragazza... nell'immediato, di sicuro, il ragazzo non rideva mai. Quello che però era sorprendente... era che Oscar era sempre così. Non aveva mai nascosto la sua diversità... e probabilmente, questo gli aveva causato, non pochi problemi. Trovare la forza di sorridere ogni giorno... doveva essere davvero bello. Colleen aveva iniziato a prenderlo come un mentore. Si poteva imparare davvero molto da lui.
    Tenendo lo sguardo basso, continuava a camminare, lasciando sempre di più vagare i pensieri. Cercava di avere pensieri profondi, molto raramente... pensare non andava mai bene. Quando si era soli, se si iniziava a pensare... finivi sempre per avere pensieri negativi. Inoltre... essere così presi dai propri pensieri, non solo ti deprimeva, ma aveva anche un secondo brutto lascito. La ragazza ne ebbe uno sulla pelle. Si scontrò contro quello che doveva essere un muro, perse l'equilibrio e cadde indietro, in maniera molto scomposta... gambe divaricate e sfregiandosi le mani.
    « Un albero in movimento? » si chiese la ragazza, alzando poi lo sguardo. Non propriamente un albero, ma si avvicinava parecchio. « Altro che albero! Sei un colosso bello e buono! Ma quanto ti danno da mangiare? » la schiettezza di Colleen, non era sempre gradita, ma in momenti come questo, poteva risolvere la maggior parte delle cose. Un po' di umorismo serviva sempre.






















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    Per quanto io mi fossi dimostrato gentile e preoccupato per la ragazza, lei non mi riservò lo stesso trattamento. Anzi. Prima mi diede dell'albero, poi del colosso. Giuro che nessuno mi aveva mai chiamato così in vita mia. Ragazzone. Montagna. Quelli sì.
    Un altro ragazzo l'avrebbe mandata a quel paese, ma io no.
    Di solito mangio ragazzine minute. Le risposi allungandole una mano, così che potessi aiutarla ad alzarsi.
    Una risposta pronta. Di solito ero il classico bravo ragazzo e sì, a volte mi scappavano delle battute, ma non sempre. Ero più un ragazzo introverso che divertente e spiritoso. Però vivendo con Cora, le cui battute avrebbero fatto svenire una suora, arrossire un prete e vergognare chiunque, sapevo come comportarmi.
    Touchè, ragazzina. mi ritrovai a pensare.
    Ma ora, seriamente, ti sei fatta male ragazzina?
    Come aveva fatto notare lei, io ero un ragazzo grosso. Facevo box da almeno un decennio e potevo stendere chiuque. Avevo addirittura ucciso un ragazzo. Tecnicamente era stato un incidente. Con un colpo ben assestato avrei potuto mandare quella ragazza al creatore prima ancora che se ne accorgesse.
    La osservai bene. Sembrava avere qualche anno in meno di me, però non era giovane come Lux o Cora. Non so perchè ma il mio pensiero tornava sempre alle mie sorelle. Ormai la mia vita era condizionata da quelle due donne. Senza di loro non so nemmeno se sarei sopravvissuto dopo la morte di papà e Clarice. Cosa mi sarebbe rimasto? Niente.
    Io sarò un colosso, ma tu devi essere pazza ad uscire di casa vestita così con una temperatura del genere.
    Galway City era sul lato ovest dell'Irlanda, sul mare. Le temperature lì ti fregavano. Il sole non garantiva il caldo. Se la mattina uscivi di casa con la maglietta, due ore dopo ti saresti congelato completamente. Che fosse una ragazza in visita alla città?
    JB Sunfield
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    Colleen come aveva potuto pensare, che aveva scontrato un albero? Era impensabile che essi si potessero muovere, no? Ma si sapeva, no? Quando ci si perdeva nei propri pensieri, qualsiasi cosa era possibile. Quindi, era possibile, che aveva pensato, anche solo per qualche secondo, che si era scontrata contro un albero.
    Anche se... oltre a essere un colosso, era un bel tizio. Scambiarlo per un albero era proprio un offesa. « Non voleva essere un offesa. Nè albero Nè colosso... anche se... beh diciamo che sei un bel tizio per essere entrambi » ribatté la ragazza, sorridendo divertita e tendendo la mano, per farsi aiutare. Il tizio aveva proprio le mani da uomo. Grandi e forti. E sicuramente molto più calorose di lei.
    Una volta in piedi, la ragazza non fece altro che accarezzarsi le braccia. Guardandosi subito dopo. In effetti era abbastanza minuta. Alzando un sopracciglio, riportò lo sguardo sul tizio dinanzi a lei. « Beh... non ho molta ciccia... quindi non troveresti davvero niente. Sarebbe un periodo di magra, mi spiace » disse lei, sorridendo divertita. Almeno se rideva, poteva ignorare un po' il gelo che c'era. Aveva proprio bisogno di un lenzuolo... o forse meglio una trapunta. Lana. Pecore. Oddio aveva davvero bisogno di buttarsi direttamente nel suo armadio.
    « Non mi sono fatta niente, grazie! » esclamò lei, iniziando a darsi pacche sul sedere, per pulirsi, era abbastanza sicura, che si fosse sporcata, cadendo. Una bella pulita, ci voleva. Si girò e si fece guardare dal tizio. « Sono ancora sporca? » non era una domanda insensata, vero? Tra ragazze lo si chiedeva in continuazione.
    « Sono dovuta uscire di fretta... non ho preso niente con me... il mio coinquilino dà spesso di matto... un po' d'aria buona mi farà molto bene... anche se sospetto, farebbe molto meglio a lui. Tu invece? Sembra che vieni dal polo nord... hai freddo? » chiese lei, come niente fosse. Sembrava quasi che stesse parlando con un suo vecchio amico, ma c'era da dire... che lei trattava tutti così.






















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    La ragazza si scusò per avermi definito albero e colosso, per poi dirmi che ero talmente grosso che avrei potuto essere entrambi. Non stava migliorando la sua posizione, ma non me l'ero presa. Effettivamente ero grosso. Non quel grosso alla Dwayne Johnson o alla Vin Diesel, ma comunque diciamo che i miei muscoli si facevano notare.
    Afferrò la mia mano e la aiutai ad alzarsi. Non le diedi uno strattone o l'avrei mandata dall'altra parte del parco. Ero abituato ad avere a che fare con Lux, l'unica delle mie sorelle che ancora conservava un po' di gioia da bambina e a volte mi saltava addosso a sorpresa per poi farsi scarrozzare in giro per casa. Sì, aveva 21 anni e io 28, ma non mi importava. Purtroppo una serie di circostanze ci aveva fatto crescere troppo in fretta e ci eravamo persi quei momenti spensierati da ragazzi. Io ero diventato un "padre di famiglia" appena maggiorenne e Cora e Lux, per quanto ancora ragazzine, mi avevano sempre dato una mano in casa. Sì, anche Cora, anche se non lo ammetterebbe mai.
    Oh, peccato. Allora per questa volta sei salva. le risposi scherzando relativamente al fatto che avrei potuto mangiarla ma era troppo magra.
    Era una ragazza davvero buffa. Appena fu in piedi iniziò a pulirsi il retro dei pantaloni, più precisamente il sedere e poi, girandosi dall'altra parte e mostrandomi il suo di dietro, mi chiese se fosse ancora sporca. Lo trovavo inappropriato, ad essere sincero.
    Tutto a posto.
    Ero un ragazzo appena conosciuto, anzi, in realtà nemmeno ci conoscevamo ancora. Sarei potuto essere un serial killer. O uno stupratore. Uno di quelli che ti carica in spalla e ti tiene chiusa in un armadio per decenni.
    La ragazza stava morendo di freddo, era ovvio. Mancava solo che battesse i denti.
    Mi tolsi la giacca di pelle e gliela passai.
    Mettitela. Era un invito, anche se volevo davvero che se la mettesse. Io sono vissuto qui per una vita. Finchè non arriviamo a cinque gradi non mi servirà.
    A parte il fatto che ero un tipo caloroso, ero abituato al freddo. Quando lavori in un'officina, con la serranda aperta e indossi solo una tuta da lavoro, non senti più il freddo. Avevo lavorato con la neve fuori e la brina tra i capelli.
    Io sono JB., comunque. le dissi mentre le rivolgevo un sorriso.
    JB Sunfield
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    Quella conversazione stava diventando sempre più divertente, ma c'era anche da dire, che Colleen trovava ogni tipo di conversazione, spassosa. Quindi c'era ben poca cosa che non le piacesse. Parlare con qualcuno che non conosceva.. questo sì che la divertiva tantissimo. E poi... parlare con degli estranei, era ovvio che fosse divertente. Loro non la conoscevano, non potevano davvero dirle qualcosa che potesse servirle. Dicevano le cose, come le vedevano... non avevano bisogno di conoscerla profondamente, per dire le cose. Erano mitici... gli estranei.
    Per questo, parlare di esser mangiata, non era un problema. In fondo... bastava parlare con un estraneo, per sentirsi dire: sei magra. Un vero toccasana. « Eh lo so, lo so... Sono sempre stata così fortunata... » rispose lei, con un sorriso storto... ma quale fortuna e fortuna? Finora nella sua vita, non aveva fatto altro, che ricevere batoste. Una peggiore dell'altra. Un po', come se la vita, le si fosse messa di traverso e volesse che affrontasse tutto quanto insieme. Quindi, il suo tono di voce, fu molto sarcastico.
    La ragazza alzò un sopracciglio, sentendo il tono del tizio, e si voltò a guardarlo. Non aveva chiesto niente di male no? « E' una cosa che si fa tra ragazze.. ci spalleggiamo a vicenda. Avrei chiesto lo stesso se a scontrarmi fosse stata una ragazza... quindi non ci sono problemi, no? » lei non ci vedeva nulla di male o strano, ma in fondo... aveva sempre pensato fuori dagli schemi.
    Colleen rimase davvero molto sorpresa al gesto del ragazzo. Si era tolto la giacca... e gliel'aveva data. Come niente fosse. Dapprima, lei la prese, la soppesò tra le mani, come se non fosse sicura di cosa fosse e di che cosa dovesse farne. Poi se la misi, facendole fare un largo giro, intorno al suo corpo, scatenando un po' di vento. Poi gli sorrise, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Anche se, non aveva mai ricevuto una giacca, in un modo così carino. « Wow. Non riesco a crederci. Mi hai appena dato la tua giacca... per voi maschi, non è come se fosse la vostra seconda pelle? » chiese lei, mirandosi le maniche che aveva addosso. Una bella giacca di pelle da uomo. Oscar avrebbe tanto desiderato averla. Sicuramente l'amico, avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di scontrarsi con un tipo simile. Si sarebbe prostrato ai suoi piedi e implorato di riceverla. « Immagino. Io vengo da fuori... non da molto lontano però... solo che il freddo non mi attira per niente. Il caldo è molto meglio... al calduccio, tra le lenzuola, una cioccolata calda e fumante... cavolo. Ho proprio voglia di una cioccolata calda, adesso... » disse lei trasognata, mentre si figurava una cioccolata in mano. Voleva proprio berne una. Ne aveva bisogno.
    La ragazza rise divertita, vedendo il suo sorriso e sentendo finalmente il suo nome. Sarebbe stato più sensato chiederglielo prima, anziché continuare a parlare, come niente fosse. « Soprannome? Diminutivo? » chiese lei, tendendo la mano « Coll... cioé non proprio Coll, eh. Sono Colleen. Per la precisione: Colleen Doireann » nessun soprannome o nomignolo, anche se sarebbe stato carino C.D. Scoppiò a ridere subito dopo averci pensato. « Scusa... sto pensando che come soprannome... il mio sarebbe davvero strano. C.D. un bel compact disk per pensare a me... così, almeno, sarei sicura di esser ricordata, no? » bisognava sempre esser positivi, nelle cose. « Il tuo sta per...? JB... Jon Bovi??? Oddio... non dirmi che è questo il tuo nome! » sarebbe stato divertente da vedere e da sentire. Anche se, il ragazzo di fronte, non aveva l'aspetto di un cantante.






















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    Quella ragazza era strana e io, quando si parlava di ragazze strane, avevo una certa esperienza. Lux aveva quello spirito naif e sulle nuvole che a volte mi veniva il dubbio che avesse qualche disturbo psichiatrico. Coraline... Cora era una ribelle, uno spirito libero che non aveva alcuna regola e che diceva quello che le passava per la testa. La mia vita era circondata da ragazze strane, ma quella le superava tutte.
    Mi aveva chiesto se avesse il sedere ancora sporco per via della caduta e le avevo risposto di no. Forse il mio tono le era sembrato strano, ma la sua giustificazione era assurda. Siccome si faceva fra ragazze non capiva quale fosse il problema.
    Il problema è che non sono una ragazza, se non te ne fossi accorta. E non ci conosciamo. Mostrare il sedere a uno sconosciuto non è mai una buona mossa. O prudente. O normale.
    Non la stavo sgridando, il mio tono era tranquillo. Avendo due sorelle della stessa età era solo una raccomandazione. Una cosa che avrei detto anche a loro.
    Non so con che genere di ragazzo tu abbia a che fare di solito. Ma no, la giacca è solo una giacca.
    Era una ragazza spontanea che diceva quelloc he le passava per la testa, un po' come le mie sorelle. Lei sembrava un misto fra la spensieratezza di Lux e la lingua irrefrenabile di Cora. Assurdo. Se invece che due gemelle fosse nata una sola di loro con entrambe le loro caratteristiche sarebbe stata uguale a Colleen, così si chiamava la ragazza.
    Evitai di commentare l'infelice battuta sul fatto che cerco di crearsi un soprannome come il mio con insuccesso e con una battuta davvero... orrenda. Riguadagnò punti con la battuta su JB uguale a Jon Bovi.
    A parte che Jon Bovi dovrebbe avere almeno il doppio dei miei anni... no, sta per JB e basta. Non era vero. Stava per Jonathan Bradford, ma visto le battute della ragazza sul mio soprannome evitai di dirglielo. Sentivo già la battuta sul nome Bradford e non ero certo dell'umore.
    Non hai bisogno di un soprannome per essere ricordata. Sei una ragazza originale, questo ti fa sicuramente ricordare Colleen.
    Era talmente assurda quella ragazza che sono certo che me la sarei ricordata per tutta la mia vita. Assolutamente.
    Se il freddo non ti attira, non saresti dovuta venire qui. ll meteo e le temperature cambiano in fretta qui a Galway City. Ci sono tre regole per sopravvivere qui. Mai uscire senza giacca, berretta o guanti. Mai pensare che non possa piovere, perchè sicuramente pioverà. Regola tre, tieni sempre una sciarpa nella borsa o finirai con il raffreddore.


    JB Sunfield
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    In un certo qual modo, si poteva benissimo capire, che Colleen non aveva più confidenza con le persone. Non riusciva mai a capire le cose. Parlava e parlava.. senza mai dire niente di serio o altro. L'importante era parlare e sfogarsi, in un certo qual modo. Quello, che però adesso, la rendeva un po'.. perplessa, era perché non dovesse chiedere una cosa simile. I maschi non lo facevano tra loro? La ragazza scosse la testa e lanciò al tizio, uno sguardo indagatore. « Lo so, lo so. Si vede benissimo che sei un uomo. Rispetto al mio coinquilino... sei messo bene. Quindi impossibile sbagliare. Sei mascolino... Però... lui non mi dice mai di no, eh! Ogni volta che gli chiedo se sono sporca o un parere sui vestiti e trucco, me lo dà... quindi... non dovrei chiederglielo? » chiese alla fine lei, forse più a se stessa che a lui... in fondo... Oliver era strano ed era gay, chiedergli cose del genere, gli avevano fatto sempre piacere. Forse, stava nascondendo i suoi veri pensieri e sentimenti?
    Non era prudente? Colleen iniziò a picchiettarsi il labbro, cercando di capire. « Quindi... dato che non ti conosco... non devo farlo? E perché mai? Ci si fida no? » la ragazza, aveva ancora la mentalità della sua piccola isola. Lì tutti si conoscono, tutti si fidano... non hanno quasi alcun pensiero negativo o proposito tale. Quindi era scontato fidarsi del prossimo. La sfiducia o persone malvagie.. Colleen non le aveva mai realmente incontrate.... beh tranne il suo ex. Unica persona che avrebbe tanto voluto vedere bruciare da qualche parte. Sicuro che avrebbe portato i marshmallow... o i popcorn. « Principalmente il mio coinquilino... ed è lui a prendersi le mie cose... meno male che non tocca l'intimo.. lì si che sarebbero problemi » disse lei, sempre senza peli sulla lingua... o forse, sempre senza filtri. Si guardò la manica e se la portò al naso, per annusarla « E' un buon odore. Usi un profumo? »
    Un vero peccato che JB non stesse per Jon Bovi, sarebbe stato davvero divertente. « Quindi, immagino, che tu non sappia cantare... peccato. Ti avrei chiesto un autografo.. certo non ho niente con me...Ahhh! Avrei potuto scappare con la giacca! Sarebbe un idea geniale... e di certo originale » disse la ragazza sbattendosi un pugno sulla mano aperta, nemmeno avesse avuto un lampo di genio. Anche se JB non era Jon Bovi... lei aveva realmente pensato, che avrebbe potuto fare una cosa simile. Anche se, forse... rivelargli il suo piano, non era stata poi una grande idea. « Sicuramente, tu mi acchiapperesti subito... ma sarebbe divertente, no? »
    Originale? La ragazza si guardò un attimo, come se non capisse. Di certo non era la prima persona che le diceva una cosa simile... Aveva, però, usato, parole un po' più delicate, rispetto a quelle, che sentiva associate a se stessa. « Beh allora grazie... se era un complimento, eh! Non molti riescono a capirmi » disse lei ridendo divertita.
    Mostrò la sua faccia migliore, come se dovesse apprendere tutto quanto. Le piaceva vivere da sola, ma molto spesso, si lasciava un po' troppo andare... e smetteva di pensare. « Cercherò di tenerlo a mente... ma non badare al mio aspetto minuscolo. So gestire il freddo » disse lei in risposta, incrociando le braccia al petto. Mostrandosi dura, cosa comunque impossibile. Sicuro che, essendo così piccina, non spaventava nemmeno una mosca.

























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8 replies since 6/10/2018, 21:50   67 views
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